All’alba del 20 settembre 1870 si apriva il sipario sull’ultimo atto dell’annosa questione romana che da un decennio accendeva il dibattito politico italiano.
Alle 5,20 del mattino di quel giorno l’artiglieria del Regio Esercito italiano faceva piovere sulle mura della città eterna più di 800 colpi.
Di seguito i bersaglieri irrompevano all’interno di Roma attraverso la breccia nei pressi di Porta Pia.
L’intera spedizione era stata organizzata come una vera propria campagna militare che aveva coinvolto dall’artiglieria all’esercito fino alla marina militare.
Un atto di forza che avrebbe avuto riflessi politici non indifferenti che la diplomazia sia italiana che internazionale dovettero mediare.
La presa di Roma, il 20 settembre 1870, avrebbe assunto un valore simbolico importante. Anche la sua data venne solennizzata e da allora venne perpetuata con il cambiamento dei prosaici numeri arabi con la più nobile forma “XX”, a sottolineare il più suggestivo riferimento al ventesimo giorno del mese di settembre.
Con questo fatto veniva sancito il crollo dello Stato Pontificio e con esso veniva a cessare il potere temporale dei Papi.
Dopotutto questo evento segnava definitivamente il fallimento di quella diplomazia europea che aveva sancito più di mezzo secolo prima i destini dei popoli.
L’Europa disegnata dal Congresso di Vienna del 1815 non era riuscita ad avere quella visione del futuro e non riusciva a dare un orientamento ai cambiamenti che erano stati imposti dell’età napoleonica; per contro, si stava progressivamente modificando e cominciava ad assumere quegli aspetti nazionali che avrebbero poi caratterizzato tutta la prima metà del ‘900.
Quella data segnò l’apporto decisivo del nostro Risorgimento alla civiltà europea e alla progressiva laicizzazione delle istituzioni.
Infatti, da quella breccia aperta dal fuoco delle artiglierie italiane, assieme ai bersaglieri ci passava anche e soprattutto la vittoria del principio di laicità, fondamento di ogni stato moderno.
Dunque una breccia che, idealmente, segnava l’ingresso dell’Italia nell’epoca del progresso civile, politico, morale e sociale; vale a dire in quella “modernità” che ancora oggi, a 150 anni da quegli eventi, non possiamo dire pienamente compiuta.
Non solo: con l’attuale diffusione in tutto il continente europeo di una spinta populista affiancata da un vento pericolosamente neo-nazionalista, si rischia di segnare dei pericolosi passi indietro.
I paesi democratici moderni non fanno in genere nessun concordato con le istituzioni religiose perché la libertà è garantita a tutti e a tutte le religioni, senza alcun vantaggio o differenza.
Non a caso fu Cavour, da sottile politico qual era, l’autore di quella felice intuizione della separazione del potere spirituale dal potere temporale, con una visione di straordinaria portata politica ma anche sociale.
Anche per questo principio ritengo che il XX SETTEMBRE dovrebbe essere celebrato come festa nazionale.
Infatti, si celebrerebbero insieme due importanti eventi che uniscono laici e cattolici: da un lato, l’evento che ha completato l’unità d’Italia; dall’altro, il momento in cui si è sviluppata la separazione tra potere spirituale e potere temporale che ha consentito alla Chiesa di occuparsi in esclusiva del suo importante ruolo di guida pastorale.
Grande è il significato di questo evento storico il quale, nonostante siano passati 150 anni, rende sempre attuale la visione di autodeterminazione di una nazione svincolata da ogni interferenza e ingerenza di qualsivoglia natura.
Così il ricordare il XX SETTEMBRE è un gesto quasi rivoluzionario, e lo facciamo non tanto per coltivarne la memoria, ma soprattutto per riproporne le spinte ideali, tanto più indispensabili oggi per affrontare le nuove sfide proposte una società globalizzata, involuta nella superficialità del semplicismo culturale della rete e politicamente affascinata dalla democrazia diretta su base digitale.
Nuove sfide che, al contrario della deriva in atto, necessitano più che mai di una profonda conoscenza della storia e delle dinamiche che l’evoluzione politica e sociale hanno determinato nel corso di questi ultimi 150 anni che hanno visto mutare, in un vortice di eventi turbolenti e sanguinosi, l’intero ordine mondiale.
Se il XX SETTEMBRE ha ancora un senso, lo ha solo nel suo profondo significato ideale: quella laicità che richiamavo e che, ancor più in un mondo minacciato dalla pandemia da Covid-19, con equilibri economici precari, assetti geopolitici in evoluzione e sotto lo scacco del terrorismo di matrice religiosa, rappresenta l’unica egida.
Laicità che necessita di uno sforzo continuo per garantire istituzioni scevre da ogni condizionamento, che rappresentino un vero e proprio scudo a protezione dei diritti di tutti, indipendentemente dall’appartenenza a un credo, a un censo, un’etnia o a un’idea.
Si tratta di un sforzo indispensabile che, insieme ai pilastri della nostra storia, parla di appartenenza e partecipazione e raccoglie anche la tradizione del pensiero mazziniano che, pur nella sua profonda religiosità, ha forgiato le coscienze laiche di questo Paese e quelle degli spiriti liberi della cultura europea e occidentale.
Ognuno deve portare la propria testimonianza per costruire quotidianamente il senso civico, il rispetto delle istituzioni e della Repubblica e, per far questo, nulla ha più forza delle date che rappresentano le pietre miliari della nostra storia di italiani e di europei.
Oggi assistiamo al sostanziale oblio della data del XX SETTEMBRE e del suo significato storico e politico.
Occorrerebbe invece una riflessione da parte di tutti coloro che ritengono la storia elemento sostanziale della vita di un popolo e, da questa riflessione, far scaturire l’idea di una profonda presa di coscienza di come ci sia bisogno di quei valori che affondano le radici nel nostro Risorgimento e che, non a caso, si ritrovano nei principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale.
E con la forza di questi valori, non avere timore di scendere in campo apertamente per plasmare Cittadini responsabili e consapevoli e per il rafforzamento delle istituzioni e del senso di appartenenza alla cultura occidentale che fa della laicità il cardine della convivenza civile.
E allora, celebrare il XX SETTEMBRE non significa semplicemente ricordare una data importante del nostro passato ma un valore imprescindibile per il nostro futuro.
Dunque non un mero atto di nostalgica rievocazione ma una chiara visione di prospettiva, con la consapevolezza della laicità dello Stato e della separazione delle sfere di competenza rispetto alla Chiesa, utile per rivendicare i principi democratici ed il potenziale ancora inespresso della Costituzione Italiana.
Un potenziale che, con le sue salde radici proiettate nel futuro, nello spirito dei principi di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza, fortifichi le coscienze del nostro popolo per costruire sempre più Cittadini europei di nazionalità italiana.
*(Presidente Fondazione Ravenna Risorgimento – Vice Sindaco di Ravenna)